perché la lista dei buoni propositi non funziona
Se anche tu fai parte della tribù di quelli dei buoni propositi per il nuovo anno che passate tre settimane si dimenticano pure di averli formulati, forse questo articolo potrebbe esserti d’aiuto.
Immancabilmente, non appena si avvicina la fine dell’anno, cominciamo a stilare una lista di buoni propositi che ci piacerebbe realizzare nel nuovo anno. Dieci chili in meno, una promozione a lavoro, un nuovo progetto in proprio, una maratona, maggiore benessere, un viaggio, una nuova casa… Sono milioni le opportunità che ci si dispiegano davanti e la gioia che proviamo all’idea di realizzarle è proporzionale alla delusione del momento in cui ci accorgiamo di non essere riusciti a portarne a termine nemmeno la metà. A volte nemmeno uno.
Sono qui per tranquillizzarvi: è normale! La lista dei buoni propositi nel modo in cui siamo abituati a farla, non è molto utile, a volte addirittura controproducente. Questo accade per svariati motivi: mancanza di buona volontà, tenacia e autodisciplina, mancanza di chiarezza sull’obbiettivo che desideriamo raggiungere, tendenza a reiterare comportamenti che ci allontanano dal raggiungimento dei risultati tanto desiderati.
In realtà, le ragioni di questo fallimento sono ancora più profonde e riguardano principalmente una distonia tra il nostro stato dell’essere e ciò che desideriamo. Ma procediamo per gradi.
Se stiliamo la lista dei buoni propositi con il pensiero che quando li avremo adempiuti, allora saremo finalmente felici, non ci stiamo aiutando in alcun modo ma stiamo in realtà decretando il nostro fallimento. Ogni volta che affidiamo la nostra felicità a un oggetto, una situazione, una persona, una circostanza esterna, stiamo infatti alimentando la macchina del desiderio, una trappola che ci perseguita dalla notte dei tempi, essendo marchiata a fuoco nel nostro dna.
Ecco come funziona: per mantenere la specie, siamo stati programmati per compiere le azioni che permettevano ai nostri antenati di riprodursi: mangiare, fare sesso, primeggiare sugli altri, guadagnarsi la stima altrui. E come programmare un cervello perché desideri svolgere queste attività? Semplice, seguendo i tre principi della trappola del desiderio:
- Conseguire queste azioni è fonte di grande piacere,
- Il piacere non deve durare per sempre altrimenti non lo ricercheremmo più (e faremmo sesso, o mangeremmo una sola volta nella vita),
- Il cervello è programmato per pensare molto di più alla gioia che queste azioni producono, piuttosto che al fatto che tale gioia è solo passeggera.
La selezione naturale non vuole insomma esseri felici, ma esseri produttivi e per ottenere questo risultato fa in modo che il piacere sia intenso ma effimero e che il desiderio di provarlo di nuovo sia invece smisurato (a volte più intenso del raggiungimento stesso di quel desiderio).
Tornando a noi, quindi, ogni volta che ci diciamo: “sarò felice solo quando avrò X”, non stiamo facendo altro che creare sofferenza, perché alimentiamo la macchina del desiderio, caricando il futuro di aspettative che anche quando in qualche modo si realizzano, ci lasciano un sapore amaro in bocca del genere: “Ah tutto qui?” e una voglia smisurata di avere qualcos’altro.
In poche parole, quando ci raccontiamo che per essere felici, dobbiamo fare e avere certe cose, entriamo nel loop dell’eterna insoddisfazione.
La nostra lista di buoni propositi è spesso unica e insindacabile, nel senso che vediamo un’unica via di realizzazione dei nostri desideri, desiderando avere il controllo totale del risultato. In poche parole, non lasciamo il permesso all’universo di stupirci con ciò che ha in serbo per noi, ma desideriamo controllare tutto il processo, compreso il risultato. Questo ci porta ad avere aspettative fortissime e ad andare in ansia da controllo.
Ogni volta in cui tentiamo di controllare la nostra vita, però, ci stiamo allontanando irrimediabilmente dalla felicità. La vita accade al di là della nostra volontà e del nostro controllo. La vita è dinamica, in continuo mutamento e segue leggi che vanno al di là della nostra comprensione e che non possiamo in alcun modo controllare. Pensate al vostro corpo: siete forse in grado di controllarlo? Se così fosse, la malattia e la vecchiaia non esisterebbero, ma soprattutto potreste smettere di respirare, o di far funzionare il cuore a vostro piacimento.
Quando abbiamo forti aspettative, ci stiamo opponendo al flusso naturale della vita e a ciò che c’è.
Trascuriamo il momento presente, spostando tutta la nostra attenzione al futuro e al risultato che vogliamo ottenere e che ora non abbiamo, entrando così in un’ottica di mancanza anziché di abbondanza. Così facendo, inoltre, rinunciamo a molte buone qualità del nostro essere, quali la fiducia, la libertà, la gioia e l’accettazione.
Non sto dicendo che sia sbagliato avere le idee chiare su cosa desideriamo, dico solo che una forte aspettativa non può che portarci sofferenza perché è un’illusione, una gabbia dorata che finirà per imprigionarci.
Se siamo nel futuro, non siamo liberi. Se ci illudiamo di avere qualche genere di controllo su ciò che la vita ci porterà, non siamo liberi. Se riversiamo tutta la nostra felicità nell’aspettativa che accada ciò che vogliamo noi, proprio come lo vogliamo noi, non siamo liberi. E quando non siamo liberi, non siamo felici. La vita è imprevedibile, la vita accade al di là del nostro controllo e della nostra volontà, se non comprendiamo questa verità fondamentale, non saremo mai felici.
L’ultimo motivo profondo per cui la lista dei buoni propositi spesso non funziona, è che ci porta a focalizzarci totalmente sul fare/avere, trascurando del tutto l’essere. La legge dell’attrazione, tuttavia, ci ripete in tutte le salse che noi manifestiamo ciò che siamo. Se quindi siamo frustrati dal fatto di non possedere ancora ciò che tanto desideriamo, manifesteremo solo frustrazione e così via per tutti gli stati d’animo. Lo slittamento verso il futuro ci distacca dal presente, che è invece l’unico momento in cui abbiamo il potere di cambiare veramente le sorti del nostro futuro. Se non lavoriamo sul nostro essere interiore, in questo momento presente, finiremo con il fallire, o comunque con l’auto sabotarci in mille modi diversi.
Arrivati a questo punto, avrete compreso che l’unico cambiamento possibile che possiamo apportare nelle nostre vite riguarda l’essere. Se i nostri buoni propositi non partono da qui, dal nostro essere più profondo, sono destinati a fallire, o comunque a non darci quella soddisfazione cui tanto avevamo anelato.
Nel prossimo articolo vi parlerò di come creare dei buoni propositi che partano dall’essere e come spostarvi da un’ottica di controllo, ansia e dovere a una di apertura, curiosità e gratitudine.
GRAZIE
GRAZIE PER LA TUA CONDIVISIONE
Grazie per aver letto con attenzione questo articolo fino a qui, se ti è stato utile, o ti ha illuminato in qualche modo, aiutami a diffonderlo condividendolo con altre persone.
Se quello che leggi in questi articoli ti risuona, puoi seguire @ilcuoresaggio su instagram e facebook.
Buon anno e buone realizzazioni!
Bibiliografia:
Robert Wright, Perché il Buddhismo fa bene, la scienza e la filosofia alla base di meditazione e illuminazione, Vallardi, 2018
Joe Vitale, Realizza i tuoi desideri, lascia che la tua mente subconscia lavori per te, Edizioni Il Punto d’Incontro, 2012