il potere della consapevolezza

mindfulness per la paura

il potere della consapevolezza

Se potessimo vedere chiaramente il miracolo di un singolo fiore, l’intera nostra vita cambierebbe.
(Buddha)

Perché è così importante essere consapevoli? Che cosa significa? Ma soprattutto: come si fa? Bisogna iscriversi a un corso? Seguire un guru? Entrare in ritiro? Oppure semplicemente continuare a vivere come sempre prestando più attenzione a quello che si fa?
Nei testi si legge che il Buddha, raggiungendo la piena consapevolezza, realizzò il Nirvana, possiamo dunque anche noi aspirare a tanto?

COS’È LA COnsapEvolezza

L’idea di scrivere un articolo sulla consapevolezza mi è venuta quando una ragazza che frequenta i miei corsi di meditazione ha alzato la mano per fare la seguente considerazione: «Non è vero che la consapevolezza fa soffrire di meno, per me non serve a molto.»

Il suo intervento mi ha molto stupito, quindi le ho domandato che cosa intendesse per consapevolezza e lei mi ha fatto questo esempio: «Beh, per esempio: hai paura dei cani, allora cerchi di capire perché e ti ricordi che da piccola eri stata morsicata da un cane. Questa presa di consapevolezza non serve però a farti passare la paura dei cani. Serve solo a darti un’informazione in più.»

Ecco, la consapevolezza non significa indagare le cause del passato per migliorare il presente, almeno non dal punto di vista meditativo e non in questi termini. Se parliamo di consapevolezza nella psicologia buddista ci riferiamo a una particolare attitudine della mente che resta ancorata al momento presente in un’atmosfera di apertura e non giudizio rispetto a ciò che vi trova. La consapevolezza, tuttavia, non è mai passiva. Non significa “subire” il momento presente seduti a mangiar popcorn davanti a un film. La consapevolezza prevede anche di instaurare l’attività del guardiano. Il Buddha stesso, infatti, la paragona a “una persona che fa la guardia a una porta o a un cancello.”. La consapevolezza quindi non è solo nuda attenzione del momento presente (nuda significa priva di giudizio) ma anche esecuzione delle istruzioni che le sono state impartite (per esempio: non lasciar passare ospiti provenienti dal passato, o dal futuro.)

Ajahn Brahm descrive con una metafora semplicissima la funzione della consapevolezza. Immaginate di essere un ricco con una villa sorvegliata da un guardiano. Una sera, prima di uscire, dite al guardiano di prestare attenzione ai ladri. Al ritorno, trovare la villa a soqquadro e svaligiata. «Non ti avevo detto di stare attento?» Gridate al guardiano. «Ma io ero attento!» Protesta lui. «Ho prestato attenzione ai ladri quando sono entrati e sono stato molto attento quando sono usciti portandosi via la televisione e il computer. Li ho osservati con consapevolezza mentre entravano diverse volte e sono stato concentratissimo quando hanno preso i gioielli e tutte le cose di valore.»

Che reazione avreste se qualcuno vi desse spiegazioni di questo genere sulla sua consapevolezza?

Un saggio guardiano sa che la consapevolezza non significa solo osservare ma anche ricordarsi le istruzioni e metterle in atto. Sa che se vede un ladro deve cercare di metterlo in fuga oppure chiamare la polizia.

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Riportata nella realtà, la consapevolezza significa stare nel presente senza giudizio e quando si nota uno stato mentale non salutare che cerca di entrare, fermarlo. Ritornando alla storia della paura dei cani… Ripercorrere il nostro passato alla ricerca delle cause ci può essere d’aiuto perché ci fornisce una spiegazione che ci fa sentire meno inadeguati, in quanto legittima il nostro comportamento, ma non servirà mai a farci passare la paura se a questa introspezione non uniamo la volontà di restare ancorati al momento presente. La nostra consapevolezza, davanti a un cane, ci farà notare: la situazione che stiamo vivendo, l’atteggiamento del cane, la nostra reazione psico – fisica e tutti gli stati mentali non salutari che entrano nella nostra mente come reazione inconscia a quell’evento. La consapevolezza, in quanto guardiana, fermerà questi stati afflittivi ricordandoci che fanno parte del passato ma che il presente che stiamo vivendo è completamente diverso. Ora possiamo scegliere se il cane che abbiamo davanti è pericoloso e allora dobbiamo proteggerci, oppure se è totalmente innocuo e allora possiamo avvicinarci.

Essere consapevoli significa smettere di reagire in modo automatico e inconscio e tornare liberi di scegliere il nostro presente.

Se la nostra vita manca di consapevolezza, non solo soffriremo molto di più, ma non riusciremo nemmeno a godere pienamente dei momenti di gioia perché avremo sempre l’impressione che ci manchi qualcosa, anche se non riusciamo a capire che cosa. La consapevolezza è l’ingrediente segreto che rende ogni piatto unico e indimenticabile. Quando portiamo consapevolezza sulle nostre azioni e sui nostri pensieri, diventiamo come alberi dalle profonde radici: imperturbabili nella tempesta e capaci di gioire di ogni secondo che ci è stato donato.

Se nostra madre ci ha donato la vita, la consapevolezza ci dona il potere di viverla a fondo, in modo pieno e soddisfacente, qualsiasi aspetto abbia.

COME praticare la consapevolezza

La consapevolezza si sviluppa nella nostra mente ma parte dal corpo. Il nostro corpo è sempre nel momento presente, altrimenti moriremmo. Il nostro cuore non può dimenticarsi di battere e i nostri polmoni di respirare. Ogni più piccola cellula del nostro intero organismo svolge il suo compito nel presente in modo preciso, funzionale e privo di giudizio. Non esiste un cuore che si rifiuti di battere perché non gli piace il suono del suo battito.

Il modo più facile che abbiamo per sviluppare consapevolezza è dunque quello di rivolgerci al nostro interno e in particolare al nostro corpo.

Mentre il nostro corpo si limita a funzionare nel presente, la nostra mente ha il super potere di portarci in uno schiocco di vita in qualsiasi posto desideriamo (o non desideriamo) essere. Forse l’idea di poter fare il giro dell’intero pianeta senza mai alzarci dal divano ci riempie di gioia, ma cosa accade quando invece che portarci da New York a Bali la nostra mente ci porta dritti all’inferno?

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Questo super potere è un’arma a doppio taglio. Se lo illuminiamo con la luce della consapevolezza possiamo portare la nostra mente a focalizzarsi dove scegliamo noi, se invece ci lasciamo dominare, finiamo dritti nelle braccia della sofferenza senza nemmeno accorgerci del perché. Quando non invitiamo la consapevolezza a far parte della nostra vita, stiamo agendo da vittime, perché ci lasciamo governare da tendenze e schemi mentali abitudinari e inconsci che ci fanno disprezzare la nostra vita e il destino che ci ha riservato.

Ecco quindi i due ingredienti fondamentali (già in nostro possesso e totalmente gratuiti) che dobbiamo unire per sviluppare consapevolezza e cioè per smettere di soffrire e cominciare a vivere ogni secondo come l’attimo prezioso che in realtà è: mente e corpo.

Dirigeremo l’attenzione piena e pura della nostra mente sul corpo e sulle sensazioni che vi troviamo, dandogli l’istruzione chiara di lasciare andare tutti gli inquinanti che non ci servono a questo scopo (pensieri legati al passato o al futuro; emozioni afflittive; discorsi mentali).

PRATICA PER SVILUPPARE CONSAPEVOLEZZA INSEGNATA DA AJAHN BRAHM

Sedete in una posizione comoda e ricordate al guardiano che è dentro di voi che deve essere consapevole di tutto ciò che accade nel presente. Diteglielo con una frase chiara, come: «Ora devi essere consapevole del momento presente.» Ripetete questa frase tre volte. È importante ripetere tre volte l’ordine perché possa divenire un’intenzione abbastanza forte, tuttavia, una volta ripetuto l’ordine, lasciate alla vostra mente la possibilità di portarvi dove volete andare senza più interferire. Se continuate a giudicarla perché non riesce a stare nel presente, o continuate a ripetergli la stessa istruzione fino alla nausea, la vostra mente si ribellerà e si rifiuterà di cooperare. Limitatevi a notare il guardiano che esegue il suo compito senza più interferire. La vostra mente magari scapperà ancora nel passato o nel futuro, ma poi si ricorderà dell’istruzione e tornerà da sola nel presente. Questo significa conoscere la mente e lavorare con la sua natura.

Oltre a dare l’istruzione di stare nel presente, dovete ricordare al guardiano chi può entrare e chi no. In questa prima fase, il guardiano deve stare attento che non entrino percezioni, opinioni, pensieri ed emozioni legate al passato e al futuro.

Nella seconda fase, il fine è arrivare al silenzio interiore. L’istruzione sarà per tanto: «Sarò silenziosamente attento al momento presente e metterò da parte tutti i discorsi interiori.». Ripetete per tre volte questa frase e lasciate al guardiano la possibilità di lavorare per cacciare tutti gli intrusi: i discorsi interiori.

Nella terza fase, restringete il campo di consapevolezza al solo respiro. Quindi nella vostra attenzione smetteranno di entrare i suoni esteriori, le sensazioni del corpo, i pensieri. Ripetete tre volte: «Sarò attento al respiro nel momento presente e metterò da parte tutte le altre sensazioni e i pensieri.» Se il vostro messaggio è stato chiaro, la mente saprà che cosa fare e come tornare al respiro ogni volta in cui verrà invece attratta da un altro oggetto, come un rumore, una sensazione o un pensiero. È inutile continuare a giudicarla o pungolarla, lasciatela svolgere in pace il suo lavoro e imparate a conoscere la sua natura.

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Nell’ultima fase, il guardiano dovrà diventare consapevole del respiro in ogni sua parte in modo continuato e prolungato. «Sarò consapevole con continuità del processo del respiro e metterò da parte qualsiasi cosa sia diversa da esso.» Qui siete consapevoli del vostro inspiro quando sorge e quando sfiorisce e del vostro espiro quando sorge e quando sfiorisce.

Questa fare è la più delicata perché è quella in cui la consapevolezza si fortifica e si affina maggiormente. Se notate che la vostra mente è troppo agitata e non riesce a seguire il respiro, forse non avete dato le istruzioni nel modo corretto, oppure la vostra consapevolezza è ancora molto debole. In quest’ultimo caso potete continuare a ripetervi la frase ogni 4-5 minuti (non ogni 15 secondi!).

Bibliografia:

Ajahn Brahm, Consapevolezza beatitudine e oltre, Ubaldini Editore, 2008

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