COMPRENDERE LA SOFFERENZA ATTRAVERSO GLI 8 DHARMA MONDANI

mindfulness meditazione

COMPRENDERE LA SOFFERENZA ATTRAVERSO GLI 8 DHARMA MONDANI

Vi siete mai chiesti quali siano i meccanismi alla base della sofferenza? Perché alcune persone soffrono molto più di altre anche se stanno vivendo la stessa situazione? Come mai quando ci troviamo in alcune situazioni soffriamo più che in altre? Il buddismo ha individuato 8 categorie di opposti alla base della nostra incapacità di essere felici in modo costante. Ve ne parlo in questo articolo

IL MECCANISMO DELLA SOFFERENZA SECONDO LA PSICOLOGIA BUDDISTA

Se siete lettori abituali di questo blog, o praticate ormai da tempo, saprete meglio di me che secondo il Buddha tutto ha origine nella nostra mente. I pensieri creano la nostra realtà e la sofferenza è sempre una creazione nostra, ben diversa da un semplice dolore fisico che invece ha un’origine chimica. La sofferenza è la famosa seconda freccia di cui parla il Buddha in una delle sue parabole. Quando ci feriamo, ci ammaliamo o ci ritroviamo in una situazione difficile, proviamo dolore. Se a questo dolore uniamo una serie di pensieri di avversione e giudizio, stiamo scagliando una seconda freccia nello stesso punto in cui già siamo stati feriti. Il dolore in questo caso non è doppio, ma dieci volte superiore. Sulla prima freccia non abbiamo molto potere, mentre sulla seconda sì perché dipende solo da noi.

In particolare, la nostra mente soffre perché è vittima di un meccanismo molto semplice: passa la vita a rincorrere ciò che le piace e fuggire da ciò che non le piace. Questa corsa inarrestabile non è in grado di garantirci una base di serenità e felicità duratura, per cui oltre a essere infelici ci ritroviamo sempre molto stanchi e privi di energia.

Tutto questo avviene spesso al di là della nostra volontà e della nostra consapevolezza per cui ci ritroviamo a girare come trottole senza mai trovare un centro capace di appagarci. Sappiamo che esiste la morte ma per qualche strana ragione la maggior parte delle volte ci sembra qualcosa che riguarda gli altri ma non noi, che siamo giovani, forti e in salute. E anche se una parte di noi ci ricorda questo appuntamento certo che prima o poi avremo, facciamo di tutto per non ascoltarla e nasconderla accuratamente sotto strati di stimoli esterni. Questo ci porta a credere che anche le situazioni, le relazioni, gli affetti siano duraturi. Non vogliamo accettare che prima o poi tutto finirà e ogni volta in cui il piacere ha fine, ci disperiamo. Non solo la fine ci terrorizza, ma anche la prospettiva della fine, per cui se da un lato evitiamo la verità che tutto ha fine, dall’altro sappiamo benissimo che è la realtà della nostra vita, quindi viviamo in uno stato di costante tensione, in attesa del momento in cui non saremo più felici o non avremo più una certa cosa o persona.

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GLI OTTO DHARMA mondani

Si tratta di quattro coppie di opposti che conosciamo molto bene perché presenti nella vita di ognuno di noi:

PIACERE – DISPIACERE

COMPLIMENTI – CRITICHE

FAMA – DISONORE

GUADAGNO – PERDITA

Come potrete ben constatare, siamo attratti e desideriamo avere tanto i primi quattro, mentre cerchiamo in tutti i modi di evitare gli altri quattro. Anche se non ne siamo consapevoli, quando ci sentiamo bene i nostri pensieri ruotano intorno ai primi quattro, mentre quando ci sentiamo male sono connessi con gli altri. In realtà, si tratta appunto solo di pensieri perché queste quattro categorie in sé sono vuote.

I nostri sbalzi d’umore sono legati al modo in cui interpretiamo ciò che accade, non alla situazione in sé. La sofferenza risiede dunque nella nostra reazione. Camminiamo per il mondo portandoci dietro la nostra realtà soggettiva che innesca tutte le nostre reazioni emotive. Per qualcuno una frase può rappresentare un insulto, per altri un complimento e per altri ancora è totalmente neutrale.

Gli otto dharma mondani non sono qualcosa di esterno a noi, di cui siamo vittime. Li costruiamo noi di continuo, ogni volta che rispondiamo a ciò che la vita ci propone. In sé non hanno concretezza. Nemmeno l’immagine che ci siamo fatti di noi in realtà ha concretezza. Si tratta di un’illusione che continua a cambiare a seconda del nostro umore. Si tratta di pensieri, per l’appunto.

COME POSSIAMO USCIRE DALla sofferenza CHE CI CAUSANO GLI 8 DHARMA MONDANI?

Il primo passo è sicuramente quello di portare maggiore consapevolezza sulle nostre reazioni a ciò che ci accade. Come influenzano la nostra percezione della realtà? Come reagiamo al guadagno? E a una perdita? Come a una critica o a una lode? Se riusciamo a vedere che non sono solidi e reali come avevamo creduto e a osservare la nostra reazione, riusciremo a trasformarli in un’occasione per diventare più saggi, gentili e soddisfatti.

In meditazione possiamo constatare come cambia il nostro stato mentale a seconda che stiamo pensando al guadagno o alla perdita, ai complimenti o rimproveri… Possiamo notare come ciò che accade come un semplice pensiero si trasforma poi in un’energia forte di dolore pieno. Bisogna essere coraggiosi a lasciare andare questa reazione, perché è ovvio che vogliamo tutti che le cose pendano verso il guadagno/lode/complimento/piacere ma noi non abbiamo alcun controllo sulla vita! Non possiamo controllare ciò che accadrà, né trattenere ciò che ci piace. Le cose vanno e vengono al di là della nostra volontà.

Quando meditiamo all’improvviso potremmo sentirci felici e notare che dal nulla sono sorti pensieri riguardanti il piacere, o la fama. Ci lasciamo trascinare in giro perdendoci in mille fantasie irreali finché non cominciamo a soffrire e allora ci accorgiamo che nella nostra mente sono sorti pensieri riguardanti perdita o critica. Questi pensieri saltano fuori dal nulla al di là del nostro controllo e senza neppure accorgerci ci rendono prigionieri degli otto dharma mondani. Passiamo da paura a speranza senza neppure accorgercene.

Possiamo fare un passo indietro e accorgerci che se riusciamo a notare quei pensieri, allora siamo qualcosa di diverso. Siamo semplici osservatori su cui ogni tanto passano pensieri di piacere o dispiacere che non hanno nulla a che fare con la nostra vera natura più profonda. Allora possiamo abbandonare la paura e la speranza e risiedere nella pace.

Anche nella vita di tutti i giorni possiamo portare maggior consapevolezza, notando come reagiamo a queste quattro coppie di opposti. Se osserviamo le nostre reazioni con gli occhi di un bambino, scopriremo i meccanismi del dolore che agitano la nostra mente e saremo in grado di tramutare la nostra sofferenza in saggezza e serenità.

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L’unica cosa che possiamo fare è godere appieno di ciò che abbiamo senza aggrapparci e quando arriva il momento, lasciare andare ciò che deve essere lasciato andare. Se impariamo a conoscere profondamente il nostro dolore e il nostro piacere, possiamo smettere di aggrapparci in continuazione e finire di correre a destra e sinistra senza mai trovare riposo o soddisfazione. Se non esaminiamo a fondo le nostre paure e le nostre speranze, osservando come un pensiero si presenta e poi ne scaturisce una reazione a catena, se non ci esercitiamo a sedere con quell’energia senza rimanerne catturati, continueremo a vivere nella paura. Paura di provare i 4 dharma che non ci piacciono e di perdere quelli che ci piacciono.

Vedere come non solo noi ma tutta l’umanità è intrappolata da questo meccanismo ci fa capire che non siamo inadeguati, indegni, o incapaci. Possiamo uscire dal meccanismo di paura/speranza quando lo vogliamo riconoscendo che non è una nostra caratteristica intrinseca ma semplicemente una reazione della nostra mente agli otto dharma.

Bibliografia

Pema Chodron, Se ti crolla il mondo addosso, consigli dal cuore per tempi difficili, Feltrinelli, 2017

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