IL POTERE SEGRETO DELLA GRATITUDINE

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il potere segreto della gratitudine

La gratitudine è la memoria del cuore.
(Lao Tse)

Quante volte ti capita di lamentarti delle tue giornate? Quante di ringraziare per ciò che hai avuto in dono? Ti sei mai fermato a riflettere sul fatto che lamentarsi non porta nessun tipo di gioia o pace interiore? Mentre provare gratitudine porta con sé un senso di felicità e benedizione? Le persone di successo, sono persone che hanno modificato i loro schemi mentali, sostituendo la lamentela e la critica a uno stato di apertura e gratitudine incondizionata. Qui ti offro 5 consigli per connetterti al potere della gratitudine.

 

CHI È GRATO, È PIÙ FELICE

Lo psicologo Robert A. Emmons ha effettuato uno studio sulla gratitudine che coinvolgeva tre diversi gruppi di persone. Al primo gruppo fu chiesto di annotare alla fine di ogni settimana 5 cose di cui essere grati; al secondo di scrivere 5 problemi affrontati e al terzo 5 situazioni vissute. Lo studio ha dimostrato che dopo un periodo di 10 settimane, il primo gruppo si sentiva più felice rispetto agli altri due.
Gli appartenenti al “gruppo della gratitudine” avevano dimostrato un atteggiamento più ottimistico, maggiore benessere e la tendenza ad allenarsi di più rispetto agli appartenenti degli altri gruppi.

 

Se c’è una cosa che apprezzo molto degli insegnamenti buddisti è che non contengono mai inviti a fare le cose per gli altri (tanto meno con spirito di sacrificio come invece a volte è veicolato il messaggio cristiano) ma sempre per sé stessi. Questo non ha nulla a che vedere con un atteggiamento egoistico, ma nasce dalla comprensione che qualsiasi cosa facciamo per noi, la stiamo già facendo per gli altri. Provare gratitudine per una persona, ad esempio, non ha come fine quello di compiacere l’altro, o di seguire un’etichetta sociale di galateo, ma quello di accrescere la nostra felicità. La gratitudine ha origine dal cuore e quanto più riusciamo a connetterci con la sua essenza, tanto più riusciremo ad aprire il cuore e quindi a essere felici.

Il mio maestro dice sempre che “non abbiamo bisogno di persone buone, ma di persone consapevoli, cioè felici.” A volte siamo convinti di non meritare la felicità, di non esserne degni e di doverci focalizzare solo sul bene altrui. In realtà, fare le cose per gli altri non ci rende persone migliori se prima non abbiamo amato profondamente noi stessi. La gratitudine è una via potentissima in questo processo di innamoramento interiore. Quanto più siamo grati alla vita, in tutte le sue sfaccettature, tanto più dalla vita riceveremo preziosi doni. La gratitudine apre le porte non solo alla felicità e all’abbondanza ma anche alla guarigione. In Giappone c’è una forma di terapia buddista che si chiama naikan che usa la gratitudine come mezzo per guarire dalla depressione, dall’ansia e dalla nevrosi. È un approccio in cui si chiede di passare in rassegna tutta la propria vita e provare gratitudine per ogni cosa che è stata data.

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 LA FELICITÀ INGIUSTIFICATA

Provare gratitudine non significa semplicemente ripetere grazie. ‘Grazie’ è solo una parola, ciò che veramente conta è l’atteggiamento. La vera gratitudine è una sorta di felicità incondizionata che ci porta ad aprirci a tutto ciò che c’è, alle piccole cose come alle grandi, a quelle che non avremmo mai notato e a quelle che invece ci hanno sbalordito, a ciò che ci piace ma anche a ciò che non ci piace…

In questo senso provare gratitudine è una pratica molto potente e a volte difficile. Essere grati per un regalo che ci hanno fatto può risultare molto semplice, ma per una malattia? A cosa può servire essere grati a una malattia?

Uno degli insegnanti con cui ho studiato per diventare mindfulness counselor all’ILTK la mattina ci guidava sempre in una meditazione sulla gratitudine. Al tempo avevo subito un pesante trauma in seguito a una separazione che mi aveva fatto soffrire tantissimo. Piangevo molto e pensavo con angoscia che nonostante non ci fosse nulla che non funzionasse in me, non sarei mai più riuscita a essere felice. Tutti, esseri umani, animali e vegetali, mi sembravano più felici di me e questo mi faceva sentire esclusa, sbagliata. Il mio cuore era così chiuso da non conoscere più nemmeno il significato della gratitudine. Ciò che provavo era semmai un senso di invidia nei confronti di tutti coloro che mi sembravano più felici di me.

La prima volta in cui partecipai alla pratica sulla gratitudine ebbi una vera e propria epifania perché all’improvviso realizzai di avere anch’io molte cose di cui poter essere grata. Cose che fino ad allora avevo date per scontate. La voce dolce e profonda dell’insegnante mi guidò in profondità: “Possiamo essere grati al nostro respiro, che ci dà la vita e ci permette di sedere qui, in tranquillità, a praticare insieme ad altre persone… Al nostro corpo sufficientemente sano e forte che ci permette di sedere eretti e praticare senza grandi dolori… Possiamo essere grati al nostro cuore che ci sostiene, un battito dopo l’altro, senza chiedere nulla in cambio… La nostra mente è sufficientemente lucida e profonda da permetterci di capire il senso di questa pratica e averci fatto incontrare il Dharma…”.

Avvertii uno sfarfallio al cuore e sentii le lacrime pungermi gli occhi. Per la prima volta non stavo piangendo per il ragazzo che mi aveva lasciata ma per tutto ciò che mi ero persa focalizzandomi in modo così ossessivo sul mio dolore.

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Questo è il potere della gratitudine: aiuta a distogliere la mente dalle ossessioni e dalle emozioni afflittive per immergerla in uno stato mentale salutare. Tutto questo non ha nulla a che vedere con un evitamento del dolore perché quando c’è evitamento la gratitudine non può sorgere.

Provare gratitudine significa accettare la vita in tutte le sue sfaccettature, anche quelle più difficili. La gratitudine vera proviene dal cuore e sorge in modo ingiustificato.
È quel moto del cuore che ci fa sentire felici e grati per le cose più banali, come il profumo del fieno, il canto di un uccellino, la risata di un bambino. Quando sorge in modo spontaneo, come il sole la mattina, allora porta con sé la felicità.

Essere grati a una separazione non è intuitivo, eppure vi garantisco che è possibile e porta molta più serenità che continuare a disperarsi o lamentarsi. Questa è la mia esperienza personale. Praticando la gratitudine giorno dopo giorno sono arrivata a ringraziare anche i momenti più dolorosi della mia vita perché ho compreso il loro significato profondo e ne ho visto i doni. Spesso siamo così focalizzati su ciò che non ci piace da non riuscire a vedere i doni nascosti che ci porta un evento doloroso. La gratitudine serve proprio a questo: a farci aprire gli occhi per vedere anche l’altra parte della medaglia. E vi assicuro che i doni sono molto più preziosi e potenti della sofferenza che li porta!

5 MODI DI RIATTIVARE LA GRATITUDINE E ATTRARRE PIÙ ABBONDANZA

Uno dei principi su cui si basa l’ormai famosa legge di attrazione è quello della gratitudine. Personalmente, non condivido molto di ciò che è stato scritto nei manuali sulla legge di attrazione (uno per tutti: the secret), tuttavia devo fare un’eccezione per quel che concerne la gratitudine. La gratitudine è uno stato mentale molto potente, capace di creare abbondanza. È abbastanza comprensibile anche intuitivamente: più focalizziamo i nostri pensieri su ciò che già è presente nella nostra vita e più stiamo accettandola con gioia. Quando accettiamo il nostro presente, la sofferenza svanisce e anche gli eventi più dolorosi assumono tonalità differenti. Inoltre, se la nostra mente si focalizza su ciò che è già presente con un senso di apertura, felicità e gratitudine, sarà molto più disposta ad attrarre altre cose, in un circolo virtuoso inesauribile.

Ecco 5 modi per riattivare la gratitudine e focalizzarti su questo stato mentale:

1.       Tieni un diario della gratitudine

Non importa se si tratta di quattro fogli pinzati e non serve che tu stia attento alla forma o scriva chissà cosa, basta che ogni sera ti fermi a riflettere qualche istante sulla giornata appena trascorsa e prendi nota di 3 cose di cui ti senti grato.

2.       Esercita i tuoi sensi a diventare più ricettivi verso ciò che ti circonda

La nostra mente, sempre per ragioni evolutive, è progettata per pensare sempre al peggio. Questo ci porta ad avere le antenne molto ricettive verso tutto ciò che non va e a bypassare le meraviglie che ci circondano. Per questo abbiamo bisogno di tornare a vedere, gustare e assaporare anche la bellezza. L’unico modo è ricordarci spesso di tornare al presente. Un fiore, una farfalla, un fiocco di neve, il profumo del caffè: qualsiasi cosa può essere oggetto di gratitudine.

3.       Crea pause contemplative

A volte ci accorgiamo di un bel fiore ma siamo così presi dalla frenesia, che la gratitudine fatica a emergere. Pensiamo di non avere tempo per una cosa futile come contemplare un fiore e provarne gratitudine e non ci rendiamo conto che proprio quella pausa sarà causa di più felicità che tutto il resto della giornata. La gratitudine nutre, fa sorgere la gioia. Puoi quindi scegliere ogni giorno un momento in cui fermarti con l’oggetto della tua gratitudine. Siedi e osservandolo (o contemplandolo mentalmente) apri il cuore a questo stato mentale.

4.       Crea il tuo mantra personale sulla gratitudine

Utilizza la formula iniziale del mantra di gentilezza amorevole insegnato dal Buddha: “Possa io…” e poi aggiungi ciò che è meglio per te, come: “Aprire il cuore alla gratitudine”, “Provare gioia per la bellezza del creato”, “Essere grato per ogni dono che ricevo”….

5.       Osserva gli eventi del tuo passato con sguardo nuovo

Nota come anche le situazioni più difficili ti sono state utili a comprendere meglio te stesso, o a evolvere personalmente. Trova di che essere grato non solo del bello ma anche del brutto che è (o è stato) presente nella tua vita e agli insegnamenti che hai ricevuto dalle tue difficoltà.

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