prosperare nel qui e ora

ricchezza consapevole

prosperare nel qui e ora

Che cosa significa essere ricchi? È possibile avere una vita spirituale e generare ricchezza materiale? È vero che i soldi sono la rovina dell’anima? I soldi fanno la felicità? O è forse vero il contrario, che la felicità fa i soldi? In questo articolo vi presento la storia di 3 personaggi molto ricchi e che hanno fatto della loro ricchezza un motivo di crescita spirituale.

I TRE LIVELLI DI RICCHEZZA

Nel libro “La felicità fa i soldi” da cui ho tratto le storie che vi racconterò a breve, gli autori parlano di tre livelli di ricchezza, assimilabili ai tre livelli dell’amore. Le dinamiche che regolano i due mondi sono infatti molto simili. Come in amore, anche nella ricchezza, esiste un livello istintivo, uno emotivo e uno consapevole. Sebbene questi tre livelli presuppongano un’evoluzione che ha come apice il raggiungimento del livello consapevole, ciò non significa che i livelli inferiori siano privi di significato e importanza, anzi.

La regola che vale in entrambi i mondi è che non si può sperare di arrivare al livello più alto senza passare dagli altri due. Come in qualsiasi tipo di cammino, l’apprendimento parte dalle basi ed è proprio attraverso ciò che si sperimenta in queste basi che si è in grado di arrivare a livelli più profondi e illuminati di consapevolezza.

In amore, il livello istintivo vede l’amore come mezzo per riprodursi e far sopravvivere la specie. A livello emotivo si ama angosciati dall’incertezza che l’altro non corrisponda e a quello consapevole si ama senza il bisogno di sapere se l’altro corrisponderà o meno.

Allo stesso modo, nel mondo della ricchezza istintiva si guadagna con il solo scopo di arrivare a fine mese, a livello emotivo si ottiene la libertà finanziaria ma si è angosciati dall’incertezza che i soldi non bastino mai e a livello consapevole si guadagna senza il bisogno di sapere se ciò che si fa porta guadagno o meno.

Perché è importante distinguere tra questi livelli? Perché ciò che fa la differenza – a livello di felicità interiore – non è la quantità di soldi che si hanno sul conto, ma il modo in cui ci si relaziona a essi. Potremmo possedere mezzo globo e tuttavia non riuscire a dormire la notte perché angosciati dall’incertezza di ciò che accadrà nel futuro. Al contrario, potremmo condurre una vita abbastanza modesta e tuttavia non temere mai di restare senza soldi. Il livello di ricchezza consapevole presuppone uno stato continuativo di fiducia e apertura nei confronti della vita che si traduce in un rapporto del tutto libero con il denaro. Libero da angosce, paure, timori di scarsità, perdita o fallimento

ricchezza consapevole

La ricchezza istintiva è un gradino da cui dobbiamo tutti passare se speriamo di accedere al livello più alto. In questa fase ci rapportiamo al denaro in maniera grezza e istintiva, usandolo per soddisfare i nostri bisogni primari. Siamo ossessionati dalla paura di non riuscire ad arrivare a fine mese e il denaro quindi ci serve solo per la sopravvivenza. La maggior parte delle persone si trova in questa fase (in Italia circa l’80% delle persone).

La ricchezza emotiva invece è caratterizzata dal consumismo. Siamo in grado di soddisfare tutti i bisogni primari ma ci manca qualcosa. Pur avendo tanti soldi sentiamo di non essere completamente felici. In questa fase infatti soddisfiamo tutti i bisogni esteriori ma non realizziamo quelli interiori.

Queste due fasi sono caratterizzate da grande instabilità, perché navighiamo in una serie di incertezze, ossessioni e convinzioni limitanti che ci impediscono di essere realmente felici e soddisfatti. È molto importante ribadire che in questi due livelli navigano anche persone molto ricche. Come ho spiegato all’inizio, non è la quantità di soldi ma il rapporto che abbiamo con questi a determinare il nostro livello di consapevolezza e quindi serenità. Il ricco istintivo ad esempio è tormentato dal segno “-”: il suo problema è la paura di avere pochi soldi, quindi è ossessionato dal guadagno, desidera i soldi in modo morboso (anche se li ha già) e continua a spaccarsi la schiena per aumentare il suo patrimonio. Il denaro arriva ma lui vive nella costante paura di perderlo.
Il ricco emotivo, al contrario, è ossessionato dal segno “+”: i soldi che ha accumulato non sono mai abbastanza, ne vuole ancora e ne spende sempre di più.

ricchezza consapevole

Passando attraverso questi due primi gradini, si può accedere al livello della ricchezza consapevole. Il cammino non è lineare e ogni persona impiega tempi diversi per compierlo. Inoltre, non tutti arrivano al terzo livello, molti si fermano per tutta la vita al primo o al secondo. Ciò che importa, tuttavia, è che chiunque – lavorando su di sé – può arrivare al terzo livello.

Questo livello è caratterizzato dalla gratificazione personale, indipendente dalle conseguenze economiche. Il denaro arriva in modo fluido e inarrestabile e non ci si preoccupa più per i soldi. Non sono né pochi, né tanti. In questa fase l’unica cosa che conta è che ciò che facciamo possa arrivare alla perfezione intrinseca. Secondo Osho, essere ricchi significa essere capaci di nuotare in un fiume provvisto di due sponde: quella della ricchezza interiore e quella della ricchezza esteriore.

Il livello della ricchezza consapevole unisce questi due mondi e li mette in equilibrio. Il ricco consapevole fa soldi occupandosi di ciò che è intimamente legato al proprio sé e senza bisogno di prodigarsi in beneficenza, riesce a prendersi cura del proprio destino e allo stesso tempo di quello dell’umanità. Segue le sue vocazioni e fa ciò che gli piace. Sa che il denaro è importante e ne conosce le regole ma al momento giusto è capace di lasciarle andare. Il ricco consapevole coltiva la ricchezza interiore, oltre a quella esteriore, attraverso la meditazione, che gli dà la forza, la lucidità e soprattutto la capacità intuitiva in grado di aumentare ancora di più le sue ricchezze (su entrambi i livelli interiore ed esteriore). Un ricco consapevole potrebbe essere molto più povero di un ricco emotivo perché non è un accumulatore di beni materiali e tuttavia è sempre in grado di avere tutto ciò che gli serve per fare ciò che deve fare.

CHI CONOSCE NICCOLÒ BRANCA?

La ricchezza consapevole può apparire un’utopia difficile da raggiungere, ma in verità non è così. Nel mondo esistono tanti esempi di ricchi consapevoli e nonostante siano pochi quelli conosciuti a livello planetario, tutti beneficiano della stessa gioia e serenità data dalla libertà di seguire le proprie vocazioni senza doversi preoccupare della propria sopravvivenza economica.

Il primo personaggio che ti presento di nome fa Niccolò e di cognome Branca. Forse non ti è mai capitato di sentirne parlare, ma sicuramente conoscerai il Fernet Branca. Il Fernet si beve in 160 paesi del mondo e in Argentina è il digestivo nazionale.

Niccolò Branca non fa notizia perché guadagna molto, è molto bravo ma parla poco. Nel 2014 ha fatto 300 milioni di fatturato con un utile della holding di 33,4 milioni. Questi dati ci indicano già di per sé una persona capace di amministrare bene il denaro e a questo dobbiamo aggiungere la capacità di tramandare le competenze relative. Infatti la Fratelli Branca si trova alla quinta generazione nella gestione famigliare dell’impresa. Secondo le statistiche della camera di commercio le aziende nel 95% dei casi falliscono prima della terza generazione, insomma: non basta avere i soldi, bisogna anche saperli gestire…

Niccolò ha una storia un po’ particolare. Diventa amministratore della sua azienda dopo anni di vagabondaggio e ricerche spirituali. Il suo primo impatto con il mondo aziendale non è semplice, sia per il suo background, sia perché rileva l’azienda appena prima del crack finanziario dell’Argentina, paese in cui la Fratelli Branca possedeva molti stabilimenti. La sua azienda aveva una grossa somma in banca in pesos argentini: erano i soldi che servivano per pagare le spese aziendali, gli stipendi… Niccolò, che ha sempre messo al centro le persone e con grande umiltà si era sempre relazionato ai suoi dipendenti, durante i suoi viaggi in argentina spendeva la maggior parte del tempo a parlare con le persone del posto, di qualsiasi estrazione sociale. È proprio grazie a questi dialoghi, alla sua capacità di ascolto e all’intuizione sviluppata dopo anni di meditazione, che riesce a prevedere il crack finanziario e a cambiare tutti i pesos in dollari portandoli al sicuro in Europa.

ricchezza consapevole

Niccolò si è sempre occupato della sua azienda come si trattasse di un organismo vivente, in cui tutte le parti sono essenziali e degne di ascolto e cura al 100%.
Oggi a Milano, vicino a uno dei suoi stabilimenti, dà lezioni di meditazione gratuite perché da lì è iniziata la sua fortuna, non solo spirituale ma anche materiale. La felicità, in questo caso, ha fatto i soldi e non viceversa.

brunello e il cashmere

Brunello è un marchio molto conosciuto in Italia ma non mi sto riferendo al famoso vino toscano, bensì a un altro imprenditore che ha fatto dell’ascolto, dell’umiltà e della consapevolezza il punto di forza di un impero finanziario molto solido. Si tratta di Brunello Cucinelli, che con una fortuna personale stimata da Bloomberg in circa un miliardo di euro, ha trasformato un sogno in realtà. Ho di recente ascoltato una sua intervista (che trovate qui) in cui racconta le sue umilissime origini e gli insegnamenti che gli sono stati tramandati da suo nonno e suo padre che nonostante le ristrettezze economiche, condividevano sempre la parte migliore del raccolto con i compaesani. Aveva un solo paio di calzoni che gli erano stati passati dai fratelli maggiori, eppure è riuscito a studiare e a trasformare la sua vocazione in un’attività redditizia senza pari. Il suo scopo è stato quello di ridare dignità al lavoro, nello specifico a quello della sartoria, che negli ultimi anni è stato rovinato dall’automazione e dal made in oriente. Le sarte, infatti, nel suo libro paga vengono prima dei colletti bianchi. Brunello ha sempre tenuto rapporti con tutti, dai più umili ai grandi dirigenti e in un aneddoto racconta che una grande idea gli è venuta proprio grazie a un parere scambiato con la donna delle pulizie.

Attraverso la sua fondazione, cui ogni anno dona il 20% dei suoi profitti, ha restaurato l’antico borgo di Solomeo, in Umbria.

Brunello ha dichiarato di “non aver mai lavorato tanto nella sua vita” e di averlo fatto solo “per curare l’anima.”.

PATAGONIA E I VESTITI RIPARATI A VITA

Il terzo esempio di ricco consapevole proviene da oltreoceano e si chiama Yvon Chouinard, fondatore e proprietario del marchio Patagonia. Si tratta di un’azienda leader nella produzione di abbigliamento sportivo per gli scalatori, con un’attenzione e una cura ai particolari che solo Chouinard, alpinista lui stesso, poteva sviluppare. Il titolare è stato uno dei pionieri del welfare aziendale, istituendo per esempio già dagli anni ’70 un asilo aziendale.

La domanda che Yvon si è posto sin dalle origini è stata: “Come posso vendere prodotti per lo sport all’aria aperta se non ci sono più luoghi puliti e naturali in cui poterli praticare?”. Così ha deciso di creare prodotti di ottima qualità che rispettassero l’ambiente. Ogni anno, inoltre, sovvenziona fondazioni che comprano senza scopo di lucro aree e territori naturali con il solo scopo di creare parchi, pulire l’ambiente e proteggerlo dall’uomo.

Inoltre, negli stati uniti ci sono circa 45 furgoni a biodiesel che girano a tempo pieno per il Paese per riparare i capi gratuitamente. L’obiettivo è quello di ridurre i rifiuti e avere clienti più soddisfatti e fidelizzati.

Nel 2011, quando Yvon ha scoperto che un suo fornitore di Taiwan sfruttava la manodopera di alcuni migranti, ha deciso di creare un protocollo apposito per garantire un’alta qualità del lavoro.

Tutte queste azioni non hanno intaccato il suo patrimonio, l’azienda infatti non ha mai risentito di alcuna crisi e conta un patrimonio di circa 4 miliardi di dollari.

conclusioni

Quando raggiungiamo il livello della ricchezza consapevole non stiamo più agendo solo per i nostri guadagni personali, ma a beneficio di tutti gli esseri. Le scelte si fanno da sole e nascono già perfette nella sostanza e negli effetti che producono. Non c’è alcuno sforzo, né imposizione esterna, ma gioia nel condurre il proprio business e nel raccoglierne i frutti.

Bibliografia:

La felicità fa i soldi, ricchi dentro e fuori con lo yoga finanziario, Davide Francesco Sada, Enrico Garzotto, Macro, 2017

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