una ricetta per ritrovare la tua autostima
Ti è mai capitato di sentirti inadeguata a ricoprire un ruolo? Oppure non degna di attenzioni e amore? O ancora incapace di affrontare la vita e le sue difficoltà? Quante volte hai pensato a te stessa paragonandoti agli altri? Quando ci sembra di non essere abbastanza, di non valere quanto gli altri e di non essere in grado di vivere nel modo “giusto” significa che ci siamo lasciate ingannare dalla visuale ristretta e miope del nostro piccolo sé al punto da non riuscire più a vedere la nostra vera natura…
NON MERITO DI ESSERE FELICE
Ogni anno il Dalai Lama incontra i maestri che hanno portato la meditazione in occidente per instaurare un dialogo costruttivo che possa aiutarli nei loro insegnamenti. All’inizio restò profondamente colpito da un concetto a lui del tutto sconosciuto: l’odio verso di sé. Gli ci vollero più di dieci minuti di fitte confabulazioni con i traduttori per comprendere che cosa intendessero con questa espressione. In oriente non esiste nemmeno una parola che possa tradurre l’odio auto rivolto.
Questa deformazione mentale è invece molto comune nella nostra società in cui siamo chiamati al continuo confronto e giudizio. Non credo di sbagliarmi più di tanto affermando che l’odio verso di sé ha fatto in questo ultimo secolo più vittime delle guerre mondiali. Ognuno di noi in diversa misura ne è (o è stato) toccato.
Non sempre si manifesta con l’intensità di un vero e proprio odio, più spesso è mascherato da una continua pulsione al perfezionismo e da un bisogno di indossare maschere per dimostrare agli altri di valere qualcosa. Le maschere sono le più disparate: dal semplice trucco fisico, al bisogno di dimostrare la propria forza, alla violenza, al bisogno compulsivo di andare oltre i propri limiti, alla rabbia, la paura, l’incapacità di dire no e tracciare confini e chi più ne ha più ne metta. Queste sono alcune delle molteplici manifestazioni di cosa significa non amare sé stessi.
La radice di questi atteggiamenti risiede nella grande illusione in cui è caduto il nostro ego: quella di essere separato da tutto il resto. Pensando che la perfezione, la bellezza, la gioia, l’intelligenza e la felicità siano in qualche punto al di fuori da noi, continuiamo a muoverci convinti di essere incompleti, di non valere abbastanza e dunque di non essere in alcun modo degni d’amore.
Sin da bambini siamo chiamati a essere perfetti. I nostri bisogni profondi sono sacrificati dalla necessità di dare il meglio di noi. Va da sé che crescendo ci convinciamo sempre di più che la perfezione sia un ideale esterno a noi, sempre un gradino più in alto rispetto a dove ci troviamo. Gli altri sono perfetti, hanno vite, fisici, menti e relazioni perfette ma noi no. Noi non siamo capaci di fare nulla.
Allora non solo pensiamo di non essere degni dell’amore altrui ma anche del nostro. Smettiamo di amarci per quelli che siamo e ci critichiamo ogni volta in cui veniamo meno agli standard irraggiungibili che ci siamo posti.
Questo è l’odio di sé, un grumo di giudizio e autocritica che ci impedisce di fiorire. Finché non avremo capito come estirpare questa erbaccia, non riusciremo mai a ritrovare la serenità. Come fare dunque?
NON C’È NULLA DA MIGLIORARE
Uno degli insegnamenti più preziosi che abbia mai ricevuto è stato questo: “Sei perfetta così come sei in questo preciso momento.” Lo definisco un insegnamento e non un complimento perché si tratta della verità con cui qualsiasi maestro realizzato è entrato in contatto ma che per qualche ragione noi non riusciamo a vedere. Se qualcuno ci dicesse una frase del genere penseremmo molte cose e tutte avrebbero origine nel nostro ego e nel suo bisogno smodato di essere visto, amato e riconosciuto. Allora ci schermiremmo, oppure penseremmo che non è vero, o ancora che si tratta solo di un caso dovuto al molto riposo della notte e al trucco cui abbiamo fatto ricorso. In ogni caso, la prenderemmo sul personale e invece la potenza di questo insegnamento sta proprio nel fatto che questa perfezione non ha NULLA a che vedere con il nostro ego. Infatti il nostro ego non è nemmeno in grado di vederla.
Il Buddha ha detto che dentro ognuno di noi c’è la sua natura. Siamo tutti Buddha, solo che ce lo siamo dimenticati. Se siete cristiani, saprete che Gesù ha detto una cosa molto simile: “siete tutti miei fratelli”. Dentro di noi scorre un potenziale illimitato, lo stesso che permette all’universo di espandersi e dare vita alla materia. Perché allora ci sentiamo così inadeguati e indegni d’amore?
L’unica risposta risiede nella conoscenza profonda di noi stessi. Se riuscissimo davvero a fare un po’ di silenzio e a fermarci, potremmo notare come il nostro illimitato potenziale è oscurato da una serie di pensieri oscuri e limitanti con cui il nostro ego ci tirannizza. Le convinzioni limitanti sono pensieri e in quanto tali non hanno alcuna attinenza con la realtà. Nessun pensiero è reale. Il presente è reale e nel presente non c’è pensiero. I pensieri sono storie con cui cerchiamo di controllare o prevedere ciò che accadrà. Siccome per motivi evolutivi siamo progettati a pensare al peggio, tingiamo la realtà in modo così catastrofico da convincerci che non saremo mai in grado di sopravvivervi. Quindi cominciamo a sentirci inadeguati, incapaci, falliti.
Per quanto tentiamo di autoconvincerci che queste sono solo storie e che siamo già perfetti come siamo, la presa dell’ego è così forte che in noi continua a vivere il dubbio, il giudizio, il senso di inadeguatezza. Cosa fare dunque?
La risposta che darebbero i maestri sarebbe una sola: siediti e stai fermo finché non riuscirai a conoscerti profondamente, andare oltre il velo di ignoranza del tuo ego e scoprire quanta perfezione esista già dentro di te. Mi rendo conto tuttavia che questa via non è adatta a tutti perché prevede autodisciplina, fiducia totale nell’insegnamento e grande coraggio. Inoltre, oggi siamo molto abituati a dipendere dagli altri, a cercare le soluzioni fuori di noi. Le cerchiamo con la pretesa che risolvano magicamente i nostri problemi senza che dobbiamo metterci del nostro, senza dover fare fatica. Vogliamo certezze, formule precise da seguire e risultati se non immediati per lo meno molto rapidi. Abbiamo aspettative molto alte e non accetteremmo nulla che non fosse perfetto. Questo quadro nel suo insieme è quanto di più nocivo e deleterio potremmo desiderare e proprio per questo la maggior parte delle volte andiamo incontro al fallimento.
Riflettendoci a lungo, sono arrivata alla conclusione che potrebbe essere utile trovare una via di mezzo tra questi due approcci, riconoscendo da un lato la preziosità degli insegnamenti e dall’altro la realtà in cui viviamo e che condiziona la nostra vita e le nostre scelte. Vi presento dunque il mio percorso cercando di scomporlo in punti che possano esservi d’aiuto e d’ispirazione.
TU SEI UNA DEA
Spero che questi consigli possano aiutarti a recuperare la stima e la fiducia in te stessa. Sappi che non esiste nulla che non sia perfetto nella sua forma e questa è anche la tua natura. Sei un essere meraviglioso, pieno di luce e di amore.
Possa tu essere felice, un abbraccio.
GRAZIE
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