Se ti stai domandando che cosa significhi “Abbraccia il drago”, qui sei nel posto giusto. Anche se non te lo stai domandando, in realtà. Perché avere un drago è prerogativa di ogni essere umano ma essere in grado di domarlo è privilegio di pochi. E qui potresti trarre qualche spunto interessante che ti aiuti a non finire carbonizzato (che il nero non fa più tendenza).
chi è il tuo drago?
Ogni drago che si rispetti è capace di volare, sputare fuoco e combattere con la forza di un Demonio. E ogni umano che si rispetti, donna o uomo che sia, è abitato da un drago combattente sin da quando l’età della ragione comincia a sostituire quella del cuore. I bimbi molto piccoli, per intenderci, con il drago ci giocano, perché lo vedono per quello che realmente è: un tenerone in cerca di affetto.
Siamo noi adulti a non sapere più come si fa a parlar con lui.
Se non hai ancora capito che cosa rappresenta il drago sei un emerito imbecille.
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Ti ha dato fastidio l’appellativo che ti ho rivolto? Ti ha fatto arrabbiare?
Ecco, questo è il tuo drago. Un animale gigantesco e squamoso (il mio è nero con riflessi bluastri, tipo shantung di seta, ma ognuno ha un drago diverso), grossi occhioni e narici lanciafiamme che nemmeno la nasa. Da anni hai dimenticato il suo vero nome e quindi lo chiami rabbia, preoccupazione, sofferenza, dolore, tristezza, angoscia, paura, ansia… per riassumere: emozione negativa distruttiva.
Il drago non è sempre sveglio. Potrebbe dormire per anni (anche se è più probabile che lo faccia solo per pochi minuti), per poi risvegliarsi all’improvviso e con grande strepito scagliarsi addosso a te facendoti precipitare nel baratro. In questi momenti, guardarlo in faccia può essere spaventoso. L’impeto dell’emozione lo gonfia a tal punto da renderlo irriconoscibile.
Le emozioni afflittive possono essere molto potenti. Hanno il super potere di farti uscire dal tuo vero sé, in poche parole: perdi la trebisonda. Quando ciò accade, non hai più la prospettiva e all’improvviso problemi che fino a poco prima erano inesistenti si trasformano in ostacoli giganteschi e insormontabili.
L’emozione negativa, se lasciata a briglia sciolta, è come una diga che si infrange, trascinandosi dietro migliaia di alberi, case, macchine, persone. Ti è mai capitato di restare vittima di un attacco di rabbia? Allora sai di cosa parlo. E anche se non ti fosse capitato, magari hai invece sperimentato una tristezza così profonda da non desiderare più nemmeno di vivere. Anche in questo caso sei stato travolto da una forza apparentemente più grande di te.
come i comuni mortali interagiscono con il loro drago
Se appartieni al genere “comune mortale”, per tutta la vita sei stato impegnato a combattere contro il tuo drago con grande dispendio di energie e poco, o nullo risultato.
Attenzione! Quando parlo di combattere, non intendo necessariamente scendere con il piede di guerra e reagire come fa il demonio quando vede l’acqua santa. Combattere il più delle volte significa non accettare ciò che c’è.
Qui c’è da fare un piccolo discrimine tra tre tipi di comuni mortali:
Se appartieni a una di queste tre categorie, hai deciso di combattere il tuo drago. Ci sono varie armi che puoi usare per farlo fuori: lamentarti dalla mattina alla sera, brontolare come una pentola di fagioli, lasciarti resettare la testa da tempeste emotive che nemmeno lo tsunami in Bangladesh, provare disprezzo per te stesso, o la tua vita, o le situazioni in cui ti trovi, ricacciare ogni fastidio in fondo al tuo cuore e pretendere che non esista, annegare i primi sentori di sofferenza in mille stimoli diversi…
Quando il drago si risveglia, il comune mortale perde la ragione. Un attacco di rabbia può avere una portata micidiale e condurre in casi estremi anche all’omicidio. Peccato che il suo effetto sia sempre a boomerang: uccidi un altro per morire dentro. Gli orientali lo definiscono Karma, gli occidentali legge del contrappasso.
O, per fare un altro esempio, il drago della tristezza ti si siede sulle spalle e tu sprofondi sul divano pensando che nulla abbia più senso nella tua vita e che il destino è stato ingrato, maligno e ingiusto con te. Tu non hai tutto quello che hanno gli altri. Odi ferocemente il tuo drago e fai di tutto per ucciderlo.
In tutti i casi, quando ti lasci travolgere e ti opponi con forza alle emozioni negative, non arrivi mai a qualcosa di buono, ma soprattutto il drago continua imperterrito a svolazzare dentro di te (magari non lo vedi più ma è lì!) e tu ti senti stanco come avessi corso cento maratone.
come i mortali consapevoli interagiscono con il loro drago
Se hai cominciato a porti delle domande sulla tua sofferenza, anche se ancora non hai trovato le risposte, forse fai già parte dei mortali consapevoli, o comunque sei sulla buona strada.
Un mortale consapevole sa che il drago è come una nuvola: impermanente, inconsistente, morbido.
Impermanente perché tutto, ma proprio tutto, nella vita è destinato a finire. Non c’è nulla, nel raggio di fantastilioni di chilometri di universo che rimarrà per sempre. Figuriamoci tristezza, rabbia o altre emozioni (incluse quelle positive!). È inutile che ti ostini a combattere, perdi solo tempo ed energia per una cosa che comunque prima o poi finirà.
Quindi non devo fare nulla, basta aspettare e tutto finirà?
In un certo senso sì, ma è necessario che tu ti ponga una domanda: com’è la qualità del mio aspettare?
Se il tuo aspettare ha una o entrambe connotazioni, allora non sei ancora un mortale consapevole. Stai ancora combattendo il drago.
La qualità del giusto aspettare ha una natura tutta diversa:
Inconsistente perché, dopo averla a lungo osservata sotto al vetrino del tuo microscopio ti sarai reso conto che quella emozione non è te. Per intenderci, oggi la tua collega per farti un dispetto ha innaffiato la tua camelia con il succo d’arancia e a te è salita una rabbia che le avresti cavato gli occhi. Questa rabbia (il tuo drago) ti sta attraversando in questo momento ma non è una caratteristica fondante del tuo essere. Tu non sei rabbia. Tu sei pinco pallino cui ogni tanto capita di arrabbiarsi.
Lo vedi? È inconsistente, è solo un’illusione molto forte che provi in quel momento che ti fa credere di essere rabbia.
Questo punto è molto importante e quindi lo ripeto: tu non sei l’emozione che stai provando!
E allora cosa sei?
La risposta a questa domanda è molto lunga, ma anche brevissima. Non te la posso dare io. Puoi fare un esercizio bellissimo e domandartelo guardandoti allo specchio: chi sono io?
L’emozione che stai provando è inconsistente, come fumo al vento. Non è meraviglioso averlo scoperto? Per dissolvere il fumo basta smuovere un po’ l’aria. Non sei forse in grado di smuovere un po’ l’aria?
Questo processo si chiama disidentificazione. Ed è molto importante, fondamentale.
Qui puoi fare una pausa e tornare più tardi per finire di leggere l’articolo. È molto importante, infatti, che tu rifletta su che immenso potere hai dentro di te.
Il potere di far dissolvere qualsiasi emozione con uno schiocco di dita.
Morbido… Il drago è morbido perché nulla è in realtà come lo immaginiamo. Ti eri forse immaginato un drago morbido? Di sicuro pensavi che tutte quelle squame fossero orticanti, affilate come lame, ruvide. Invece no… ma per scoprirlo è necessario che ti avvicini a tal punto da sfiorarlo almeno con un dito.
E quanta paura fa, da zero a dieci, avvicinarsi a un attacco di dolore così profondo (magari per la morte di una persona cara) da non riuscire a toccarne il fondo? Sì, fa molta paura e per questo tutti gli eroi delle fiabe, come te, devono armarsi di grande coraggio. Avere coraggio non significa infatti non avere paura, ma avere il fegato di avvicinarsi nonostante la paura.
Avvicinarsi alle proprie emozioni negative non è da tutti, non tanto perché solo alcuni ne sono capaci, quanto perché il cammino è irto di ostacoli e prove iniziatiche. Nessun eroe arriva a conquistare il castello e la principessa restando comodamente seduto sul suo divano.
Ma come fare?
abbraccia il tuo drago
Il Drago è un animale volante ed è piuttosto in forma. Se ti ostini a seguirlo con la speranza di acciuffarlo, finirai solo con il perdere completamente il senno. È come lottare contro un uragano: non hai possibilità di vittoria.
La prima cosa che puoi fare è proprio il contrario di quello che stai facendo: siediti e fermati. Sì, hai capito bene! Quello ti attacca e tu non scappi, né lo insegui ma ti fermi.
Meglio se ti fermi in un luogo tranquillo e lasci andare con un profondo espiro tutta la stanchezza di questi ultimi giorni (mesi? Anni?).
Quindi non devo fare nulla, basta aspettare e tutto finirà?
Quello di cui sto per scrivere è un esercizio molto potente ma anche molto difficile e doloroso. Hai presente un domatore di leoni? Ecco, addomesticare un drago per arrivare ad abbracciarlo non è da tutti!
Può essere che tu non sia pronto in questo momento, o che l’emozione che stai vivendo sia troppo forte per com’è adesso la tua struttura psico-fisica.
Per questo:
Fatta questa doverosa premessa, siediti comodo in un posto tranquillo (se vuoi puoi mettere un po’ di musica in sottofondo. No, non i Metallica e nemmeno i Led Zeppelin dai!), fai qualche respiro profondo e poi lascia che il tuo respiro torni al suo ritmo naturale. Se vuoi puoi chiudere gli occhi.
Quando ti senti abbastanza tranquillo e centrato, al sicuro, lascia entrare nella tua mente l’immagine di ciò che ti è accaduto: l’edicolante non ti ha tenuto l’inserto e si è pure permesso di farsi una risata davanti alla tua faccia sconvolta.
Rivivi la scena e lascia che le emozioni legate a essa emergano senza barriere.
Cosa provi?
“Rabbia,
Disappunto,
Frustrazione,
Fastidio…”
C’è altro?
“Una punta di insofferenza…”
Bene. Lasciale scorrere come un film su uno schermo bianco. Lo schermo bianco è la tua mente, le emozioni che provi e i pensieri che sorgono sono il film.
Ora prova a sentirle nel corpo.
Come sono le tue spalle?
Il tuo collo?
Le braccia?
Il petto?
Avverti qualche sensazione fisica attorno al cuore?
Hai tensioni in giro per il corpo?
Sensazioni di dolore, o fastidio?
Prenditi del tempo per osservare tutto il tuo corpo, quindi ritorna al respiro per qualche minuto. Quando la mente divaga e va verso il sugo all’amatriciana che devi preparare per stasera, riconducila con gentilezza al momento presente (quando ti eserciterai con emozioni molto più travolgenti, la tua mente non sarà attratta dal sugo all’amatriciana, ma da istinti di distruzione, o morte, o annullamento. Ti ricorderai allora che tutto è, come abbiamo già detto, impermanente, illusorio, inconsistente).
Invita di nuovo l’edicolante e tutta la scena a entrare nella tua testa.
Come ti senti ora? Lascia di nuovo che le emozioni emergano, quindi osservale come un film sullo schermo della tua mente.
Va meglio? Se sì, puoi lentamente stendere il braccio. Lo vedi? Si sta avvicinando con voli concentrici. Ecco, è davanti a te e ti guarda fisso negli occhi. Come ti sembra ora il tuo drago? Fa ancora paura? Se te la senti, puoi accarezzarlo sul muso. Non è morbidissimo? E… che cosa sta facendo? China la testa per prendere altre coccole?
Forse sei pronto, insieme a lui, per la magia. Abbracciare un drago è una cosa che succede una volta in un milione di vite e oggi sta capitando proprio a te!
Per abbracciare il drago puoi farti aiutare dalla saggezza millenaria degli insegnamenti del Buddha e mandare, come lui ci ha insegnato, Metta a te stesso e a ciò che stai provando ora:
– Possa io accogliere questa … (emozione che provi)
– Possa io accettare questo momento per ciò che è
– Possa io essere felice
– Possa io essere in pace
– Possa io stare bene
– Possa io essere al sicuro
– Possa io lasciare andare tutto ciò di cui non ho più bisogno
…
Un respiro profondo
…
Circonda il drago con le tue braccia. Ti stai abbracciando. Senti la morbidezza di questo abbraccio? Continua a ripetere le frasi lasciandole cadere dolcemente tra i tuoi pensieri, sentendole vibrare nel profondo, accogliendole con gentilezza. Lascia che questa gentilezza sorga anche dentro di te. Espandi le vibrazioni di amorevolezza dal tuo cuore come cerchi concentrici sempre più grandi. Magari prima o poi arriveranno a includere anche l’edicolante sbadato, ma ora non ha importanza. Ora ci sei tu e il tuo drago e la magnifica scoperta di quanto sia simpatico, caldo e dolce! Guardalo negli occhi: non sono tenerissimi?
Può essere che tu debba ripetere questo processo più volte prima di arrivare ad abbracciare il tuo drago. Possono volerci pochi istanti come molti anni. Certi draghi sono facili da addomesticare, altri proprio per nulla.
che il drago sia sempre con te, amen!
Che tu sia una guerriera, un cavaliere, una principessa, un apprendista stregone, o una sciamana, abbracciare il tuo drago, andare incontro alla parte più vulnerabile e addolorata di te stesso, ti porterà a deporre le armi, tirare un sospiro di sollievo e provare finalmente un senso di pace e stabilità che non provavi da millenni. Non solo, quando la tua mente dimorerà nella pace, tu potrai facilmente contattare il tuo potere, il fuoco sacro che ti arde dentro e realizzare qualsiasi cosa ti proporrai di fare (o essere).
Bibliografia:
Thich Nhat Hanh, “La pace è ogni passo. La via della presenza mentale nella vita quotidiana”, Atrolabio Ubaldini, 1993
Alan Wallace, “I quattro incommensurabili. Un cuore senza confini”, Atrolabio Ubaldini, 2000
Sharon Salzberg, “L’arte rivoluzionaria della gioia. Il potere della gentilezza amorevole e il sentiero verso la libertà”, Astrolabio Ubaldini, 1995
Tsultrim Allione, “Nutri i tuoi demoni. Risolvere i conflitti interiori con la saggezza del Buddha.”, Mondadori, 2009
Jack Kornfield, “Il cuore saggio. Una guida agli insegnamenti universali della psicologia buddista.”, Corbaccio, 2012