essere equanimi per essere felici

equanimità

essere equanimi per essere felici

In un giorno, un’ora o anche un unico secondo, possiamo esperire quelle che i taoisti chiamano “le mille gioie e i mille dolori”. Le nostre vite sono un alternarsi incessante di piaceri e dispiaceri su cui non abbiamo alcun potere. Piacere e paura, lode e biasimo, guadagno e perdita, fama e discredito si alternano in modo continuo al di là del nostro controllo. Come può il nostro cuore affrontare e assorbire tutte queste prove senza sentirsi sopraffatto e inadeguato? Possiamo trovare la felicità nonostante tutto questo sorgere e svanire?

 

CHE COS’È L’EQUANIMITÀ

In lingua pali equanimità si dice upekkha, che significa “equilibrio”. Il Buddha ha più volte detto che l’uscita dalla sofferenza passa per la via di mezzo, quel particolare equilibrio che ci permette di non pendere verso alcun estremo ma restare centrati in ciò che stiamo vivendo nel presente. L’equanimità rappresenta proprio questa capacità estrema e profonda di accettare tutto ciò che sorge senza lasciarci travolgere, restando nel mezzo. Questa qualità della mente-cuore è a mio parere la più difficile da sviluppare. Richiede coraggio, apertura di cuore e continua presenza mentale, tre caratteristiche non semplici da coltivare nella società in cui viviamo con il bagaglio culturale ed emotivo che ci portiamo appresso.

La pratica dell’equanimità consiste nell’apprendere profondamente cosa significhi lasciare andare. È un lasciare andare supremo, che ci permette di arrestare la mente prima che cada in un eccesso. Quando sviluppiamo equanimità, la nostra mente si fa quieta e luminosa e ci permette di essere presenti totalmente in qualsiasi esperienza stiamo vivendo. Non c’è più avversione, né desiderio, ma una quieta presenza accettante di tutto ciò che è.

Se dovessi fare un bilancio di tutte le richieste d’aiuto che ricevo quotidianamente, sicuramente il primo posto andrebbe alla sofferenza dovuta all’incapacità di lasciare andare. Le persone, io per prima, si aggrappano ai propri schemi mentali, che creano desideri e aspettative, che a loro volta creano frustrazione e rabbia ogni volta in cui non vengono soddisfatti. Non siamo capaci di lasciare andare milioni di cose che possiamo ridurre a due uniche categorie: desideri e avversioni. Corriamo verso il piacere e fuggiamo dal dispiacere in un moto continuo e sfiancante che non ci porta nulla di buono. Lasciare andare è il segreto della felicità, eppure noi siamo convinti del contrario: che più avremo, più saremo felici.

L’equanimità ci aiuta a far ordine e ad accettare che tutto, ogni più piccolo palpito di vita presente in questo universo, è in continuo divenire, un movimento che avviene al di là del nostro controllo. La pace che tanto cerchiamo non è al di là ma dentro questo sorgere e svanire continuo.

Pensate per un istante a quali circostanze vi abbiano portato in questo luogo particolare a leggere proprio questo articolo. Alcune delle esperienze che vi hanno portato fin qui, nel momento in cui le avete vissute, possono esservi sembrate terribili. Tuttavia in qualche modo hanno svolto un ruolo nel processo che vi ha portati a leggere proprio queste parole. A volte sembra che la sofferenza non abbia alcun senso e che la vita sia un’accozzaglia di eventi diversi e caotici, quando in realtà ogni esperienza ha un ruolo fondamentale nel creare il tutto.

La vita è armoniosa e quanta più equanimità portiamo nel nostro cuore, tanto più risuoneremo della stessa armonia. 

equanimità

 NEGARE LA VITA

Nessuno in questo mondo prova solo piacere e mai dolore, o realizza solo il guadagno e mai la perdita… Solo aprendoci a questa verità possiamo scoprire che allontanare o trattenere non serve a nulla.

Viviamo tutti immersi in un livello di negazione di cui non siamo più nemmeno consapevoli e che ci causa solo ulteriore sofferenza. Quando avevo 4 anni, mio padre ebbe un ictus che gli bloccò la parte destra del corpo (dovette imparare a scrivere e a fare tutto con la sinistra) e in seguito si ammalò di Parkinson. La sua fu una lunga e dolorosa discesa verso l’immobilità e poi alla morte. Ma prima di arrivare a tutto questo, ci furono anni in cui mia madre e il resto della famiglia cercarono di nascondermi la sua malattia. Certo, lo fecero per il mio bene ma questo non fece che peggiorare la situazione. Negare la realtà anche a fin di bene non può che produrre ulteriore sofferenza. L’esempio che ho citato è forse un caso limite, ma esistono tanti modi di negare la realtà, anche molto sottili. Quando abbiamo un disagio e per metterlo a tacere usciamo di casa, stiamo negando il disagio.

Più definiamo le esperienze inaccettabili e ci rifiutiamo di entrarci, più la nostra vita si fa stretta e limitata. L’equanimità ci aiuta invece ad aprire il cuore e provare ad abbracciare anche ciò che non ci piace, a metterci in rapporto anche con l’insicurezza.

 TROVARE L’EQUILIBRIO DENTRO DI NOI

La maggior parte delle volte siamo sensibili alle mille gioie e dolori della nostra vita, in un continuo sbalzo tra attimi di euforia e attimi di depressione, altre volte rispondiamo con la negazione (indifferenza, rimozione, disinteresse, ansia, senso di distacco…). Il Buddha ci ha insegnato come reagire in modo equilibrato, senza lasciarci travolgere dalle reazioni condizionate. Ciò non significa che meditando non sentiremo più nulla, ma che potremo provare dolore senza condannarlo, né odiarlo, potremo provare piacere senza creare attaccamento o brama e potremo sperimentare eventi neutri restando in piena presenza. Questa non-reattività è alla base dell’equanimità e ci restituisce la libertà.

mindfulness per la paura

A volte pensiamo che praticare la meditazione sia qualcosa di astratto e chissà quanto lontano da noi, in realtà l’insegnamento del Buddha non è lontano, né astratto, riguarda tutte le piccole cose della nostra vita. Praticare l’equanimità può voler dire accettare un dolore al piede senza odiarlo, o cercare di reprimerlo. Gran parte della nostra sofferenza deriva dal fatto che ci sentiamo frustrati perché non riusciamo a controllare le cose. In realtà, l’equanimità ci dà la capacità di comprendere che non riusciamo a controllare gli eventi semplicemente perché gli eventi sono incontrollabili. Ci dà anche la fiducia di accettare ciò che c’è, come accettiamo che l’inverno arrivi e poi passi per lasciar spazio alla primavera. Una poesia cinese esprime l’essenza di questa fiducia:

Diecimila fiori in primavera,
La luna in autunno,
Una fresca brezza in estate,
La neve in inverno:
Se la tua mente non è annebbiata
Da cose superflue,
Questa è la miglior stagione della tua vita.

L’equanimità è l’ultimo dei 4 brahmavihara, perché concede l’equilibrio necessario perché la gentilezza amorevole, la compassione e la gioia compartecipe possano sorgere in modo autentico e spontaneo. Con la pratica della gentilezza amorevole, della compassione e della gioia compartecipe, noi formuliamo un desiderio di benessere, con l’equanimità arriviamo a comprendere che le cose sono come sono. Per quanto possiamo desiderare qualcosa, la maggior parte dei risultati è al di là del nostro controllo.

 

Essere equanimi significa essere imparziali, non indifferenti. L’indifferenza è uno stato di freddo distacco che ha origine nell’avversione, mentre l’equanimità poggia sempre su una tranquilla sicurezza che non conosce rabbia. Sharon Salzberg dice che essere equanimi “significa essere come la terra: tutte le cose sono ombre sulla terra, le belle e le sgradevoli, le spaventose e le amabili, le comuni e le straordinarie. La terra le riceve tutte e pazientemente mantiene la propria integrità.”

Essere capaci di lasciare andare e accettare le cose così come sono è il grande dono dell’equanimità. Ciò significa anche accettare di non poter aiutare gli altri a uscire dalla loro sofferenza. Tutti gli esseri sono possessori del loro karma e la loro felicità o infelicità dipende dalle loro azioni, non da ciò che desideriamo per loro.

DUE PRATICHE SULL’EQUANIMITÀ

1.       Pratica l’equanimità come gli altri 4 brahmavihara

Siedi in una posizione comoda, concentrati sul respiro per qualche ciclo, lasciando andare tensioni e pensieri che ti distolgono dall’attimo presente. Comincia quindi a irradiare la qualità dell’equanimità verso diverse categorie di persone. Per fare questo, immagina che (una ad una) queste persone siano sedute davanti a te e ripeti le frasi seguenti focalizzandoti sulla qualità dell’equanimità. La prima categoria di persone a cui dovrai irradiarla saranno le persone per te neutre (quindi per esempio la cassiera del supermercato, l’impiegata delle poste…), persone che vedi per strada ma non conosci. Quindi passa a irradiare questa qualità a un tuo benefattore, una persona da cui prendi esempio, positiva e compassionevole, che ti è stata vicina nei momenti difficili; poi irradia a un tuo amico, a un tuo nemico, a te stesso e infine a tutti gli esseri senzienti.
Ecco le frasi da usare:

“Possa tu accettare le cose come sono,

Possa tu restare imperturbato dal mutare continuo degli eventi.

Mi prenderò cura di te ma non potrò proteggerti dalla sofferenza,

Ti auguro la felicità, ma non posso operare le scelte al posto tuo.”

2.       Irradia equanimità solo verso te stesso

Siedi in una posizione comoda, con la schiena eretta ma non rigida e le palpebre dolcemente chiuse sugli occhi. Segui il respiro per qualche ciclo, fino ad avvertire un senso di apertura nella zona del cuore. Quindi rifletti per qualche momento sui benefici di una mente che dimora nell’armonia e nell’equanimità. Prova a percepire il beneficio che trarrebbero tutti gli esseri dalla pace presente nel tuo cuore. Lascia che un senso di serenità ed equilibrio sorga in te, quindi comincia gentilmente a ripetere con ogni respiro:

“Inspirando, calmo il mio corpo.

Espirando, calmo la mia mente.

Possa io essere in equilibrio.

Possa io essere in pace.”

Continua a ripetere queste frasi finché non senti un senso di pace e di benessere affiorare nel tuo corpo e nella tua mente. Poi estendei il senso di pace dentro al contenitore spazioso dell’equanimità. Prendi coscienza del fatto che tutte le cose sorgono e cessano: gioie, dolori, eventi piacevoli e dolorosi… Lasciati riposare nel mezzo. Seguendo il tuo respiro ripeti:

“Possa io imparare a vedere il sorgere e il passare di tutte le cose con equanimità ed equilibrio,

possa io essere aperto, equilibrato e in pace.”

Bibliografia:

B.Alan Wallace, I quattro incommensurabili, un cuore senza confini, Ubaldini Editore, 2000

Sharon Salzberg, L’arte rivoluzionaria della gioia, il potere della gentilezza amorevole e il sentiero verso la libertà, Ubaldini Editore, 1995

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