7 CONSIGLI PER GESTIRE LA RABBIA NELLA RELAZIONE

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7 CONSIGLI PER GESTIRE LA RABBIA NELLA RELAZIONE

Se anche tu fai parte della tribù di quelli che quando si arrabbiano smettono di ragionare, soffrendo e causando sofferenza anche agli altri, sicuramente questo articolo ti tornerà utile. Troverai 7 semplici indicazioni per gestire i tuoi attacchi di rabbia nella relazione e ripristinare ascolto, compassione e armonia.

IMPARARE A SOFFRIRE BENE

Secondo il Buddha, essere felici significa essere liberi. Liberi da formazioni mentali non salutari, come la rabbia, il desiderio, la gelosia, la disperazione… Il Buddha le definisce veleni e insegna che finché essi rimarranno nei nostri cuori, non potremo avere alcuna felicità.

Il dolore fa parte del genere umano. Tutti noi lo proviamo sin dalla nascita, quando passiamo in pochi istanti dal calore confortante di nostra madre al freddo distacco di un luogo sconosciuto. Il Buddha parlò della sofferenza nel suo primo insegnamento, analizzandone le cause e indicando un cammino per uscirne.

Nei momenti di difficoltà, chiunque vorrebbe trovare una bacchetta magica in grado di dissolvere tutta la sua disperazione in un istante, ma la via indicata dal Buddha non ha nulla a che vedere con un intervento esterno rapido e miracoloso. Il Buddha non promise una cessazione istantanea della sofferenza, ma insegnò una via da percorrere con costanza e fiducia, un processo graduale in grado di cambiare profondamente la nostra mente-cuore e permetterci di stare nella sofferenza con un’attitudine completamente diversa.

Questo significa soffrire bene: vedere che la sofferenza è presente e riuscire ad accettarla. Quando la mente interrompe il processo di reazione, ogni cosa si quieta e il dolore poco alla volta si dissolve.

La maggior parte delle volte siamo convinti che il nostro dolore abbia origine esterne. Gli altri ci trattano male e noi soffriamo, non otteniamo ciò che desideriamo e soffriamo. In realtà, ogni cosa ha origine nella nostra mente e finché non impariamo a fare un po’ di pulizia interiore, continueremo a reagire in modo automatico e a soffrire.

La rabbia, in particolare, è uno dei veleni più pericolosi. Quando ci arrabbiamo, creiamo una profonda sofferenza, capace di farci sanguinare sin nel più profondo. Il Buddha insegna a lasciare andare la rabbia non tanto perché non sia giusto provare rabbia, quanto perché la rabbia ci fa molto male. Thich Nhat Hanh lo spiega con una bellissima metafora: se la vostra casa sta andando a fuoco, per prima cosa dovreste cercare di sedare le fiamme, non di correre dietro a quello che pensate sia il responsabile dell’incendio. Quando ci arrabbiamo con qualcuno abbiamo l’insano pensiero che facendo del male a quella persona, potremo trovare sollievo dal nostro dolore. In realtà la nostra casa si sta sbriciolando sotto alle fiamme e noi proviamo un dolore sempre più intenso. Anziché spegnere le fiamme, ci soffiamo sopra e le rendiamo ancora più vigorose. Inneschiamo una catena di sofferenza sempre maggiore, finendo con il perdere del tutto la possibilità di ritrovare la pace.

Ogni volta in cui ci arrabbiamo, dobbiamo tornare a noi stessi e prenderci cura della nostra rabbia, come ci prenderemmo cura delle fiamme che divorano la nostra casa. Ma prima ancora, dobbiamo cercare di creare le condizioni per cui la rabbia non faccia più parte delle nostre vite e possiamo farlo partendo da un’attenzione ai nostri consumi.

Tutto ciò che mangiamo diventa parte di noi. Se ci nutriamo di animali violentati e segregati, pieni di rabbia, angoscia e paura, diventeremo quelle stesse emozioni. Pensiamo ad esempio ai polli in batteria, tenuti accalcati uno all’altro, nello spazio di pochi centimetri, con il becco tagliato, la luce artificiale 24/h, in gabbie scomode e prive di areazione, costretti a vivere nei loro escrementi e spesso a morire dissanguati perché uccisi dal vicino di gabbia impazzito. Quando mangiamo le loro uova o la loro carne, mangiamo la loro paura e la loro rabbia.

Non consumiamo solo cibo, ma anche notizie, discorsi, emozioni. Se ci nutriamo di notizie negative, o seguiamo persone violente e rabbiose, se passiamo il tempo ad ascoltare lamentele, malignità, pettegolezzi e critiche, noi diventiamo quella rabbia.

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Il primo passo verso la cessazione della rabbia è la decisione consapevole di lasciare andare tutto ciò che è tossico e nocivo. Il secondo passo è coltivare una consapevolezza interiore che ci permetta di essere più presenti e compassionevoli verso noi stessi e gli altri.

7 MODI PER GESTIRE LA RABBIA NELLA RELAZIONE

Questi sono i consigli di Thich Nhat Hanh, un monaco buddista vietnamita che ha insegnato e irradiato pace per tutta la sua vita a migliaia di persone in tutto il mondo.

Quando senti la rabbia crescere dentro di te, smetti di fare quello che stai facendo e prenditi cura della tua emozione come se si trattasse di un bambino piccolo che ha bisogno di grande attenzione.

Se provi rabbia verso il tuo partner, faglielo sapere

Se tieni all’altro, devi fargli sapere quello che provi. Può essere molto difficile farlo nel momento in cui è esplosa la rabbia, quindi puoi aspettare. Il Buddha ha detto che un monaco ha il diritto di essere arrabbiato per 24 ore, ma non di più! Passate queste 24 ore, è necessario ripristinare la conversazione. Se non te la senti ancora di farlo a parole, puoi scrivere su un piccolo foglietto. Ecco cosa puoi scrivere secondo Thich Nhat Hanh:

–          car*, sto male
–          Sto facendo del mio meglio per affrontare questo…
–          Ho bisogno del tuo aiuto

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Se dopo che ti sei arrabbiato, scopri di esserti sbagliato, lo devi dire all’altro. E’ importante non essere troppo sicuri delle proprie percezioni, perché a volte sono ingannevoli. L’ego dice: “Ho ragione io!”, l’anima: “Sei sicuro?”. Per prevenire questo meccanismo che porta sofferenza, puoi appendere un foglietto sopra il tuo letto con scritto: “Sei sicuro?”

Nella relazione è molto importante innaffiare i semi positivi dell’altro per aiutarli a fiorire. Se riesci a vedere le sue buone qualità e fargli capire che le apprezzi, sarà più disponibile ad aprirsi e la relazione ne guadagnerà in armonia.

Quando l’altro è in collera, tu puoi praticare l’ascolto compassionevole. Non interromperlo, non commentare o giudicare ciò che dice, non dire proprio nulla ma resta aperto ad ascoltare con grande attenzione tutto ciò che ha da dire. Accogli le sue parole e pratica l’empatia, mettendoti nei suoi panni e cercando di vedere la situazione dal suo punto di vista. Se anche non sei d’accordo con ciò che dice, resisti all’impulso di sottolineare le tue ragioni e il tuo punto di vista. Qualche giorno dopo, quando il tuo compagno/a sarà più sereno, potrai avvicinarti e spiegare gentilmente come stanno le cose dal tuo punto di vista.

Nei momenti positivi, in cui provi gratitudine verso il tuo partner, non andare subito a dirglielo ma scrivilo su un foglio. Scrivi tutti i tuoi sentimenti e la tua gratitudine verso il tuo partner e conserva quel foglio per i momenti difficili. Sarà il tuo sutra del cuore che ti ricorderà tutte le buone qualità del tuo partner e ti aiuterà a ritrovare la consapevolezza

Trova un oggetto di consapevolezza molto piccolo (un sassolino può andare bene) da portare con te sempre. Quando ti senti divorare dalla rabbia, toccalo e torna a te stesso. Questo movimento interrompe l’identificazione e intacca il campo di energia della rabbia. Per poter accogliere questo campo di energia dobbiamo infatti crearne uno più vasto, quello della consapevolezza, in cui poterlo accogliere.

Spero che questi consigli ti siano stati utili. Buona pratica!

Bibliografia:

Thich Nhat Hanh, Spegni il fuoco della rabbia, governare le emozioni, vivere il nirvana, Oscar Spiritualità, 2009

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