La solitudine in certi casi può essere devastante. Accade quando non riusciamo ad accettarla e cerchiamo in tutti i modi di raggiungere una soluzione che ci faccia stare meglio. Allora di solito succede proprio il contrario: quel bisogno di trovare una soluzione ci fa stare ancora peggio. Trasformare il disagio della solitudine e dell’isolamento in un’esperienza che ci insegni come uscire dalla sofferenza è possibile. Te ne parlo in questo articolo.
felicità
In questo articolo ti spiego perché, quando provi un’emozione afflittiva, non serve a niente che tu la combatta, la eviti o che ti ci soffermi fino a trasformarla in un pensiero ossessivo. Tutte queste re-azioni contribuiscono solo a creare ancora più sofferenza e a rafforzare l’emozione che stai provando (qualunque essa sia).
Più mi guardo dentro e attorno e più sento che abbiamo tutti bisogno di più compassione, di prenderci con gentilezza, di essere dolci con le nostre difficoltà come fossero piccoli bambini impauriti. Non è di forza e nemmeno di perfezione che abbiamo bisogno, ma di gentilezza e ascolto, perché le nostre paure possano trasformarsi in saggezza e le nostre sofferenze in occasione di evolvere.
Quante volte hai pensato al tuo respiro? Ti è mai capitato di percepirne l’immenso e ineguagliabile valore? Oppure lo hai dato per scontato finché non ti è venuto un raffreddore fortissimo? In questo momento in cui un virus aggressivo colpisce proprio le vie aeree e ci mette di fronte alla paura di non riuscire più a respirare, credo sia molto utile riconnetterci con il nostro prezioso inspiro e trovare pace e serenità in ogni espiro.
Se sei convinto che per essere felice dovrai ottenere qualcosa o qualcuno, o essere diverso da quello che sei ora, in realtà ti stai allontanando ancora di più dalla felicità. Per essere felici, infatti, non dobbiamo aspettare che la sofferenza sia tutta finita. I presupposti sono già disponibili e più numerosi di quanto immaginiamo. Qui ti presento 5 pratiche che ti aiuteranno a riscoprirli e coltivarli.
Tornare bambini significa tornare ad amare noi stessi come le creature bellissime e meravigliose che in realtà siamo. Significa essere liberi da ogni condizionamento mentale e ricontattare le buone qualità dell’essere che sono già presenti in noi. Vuol dire essere felici e sapere che ogni momento della nostra vita è perfetto così com’è, qualsiasi forma, colore, profumo e suono abbia.
Ti sei mai domandato come mai alcune volte le tue preghiere funzionino e altre no? Perché certe persone riescano a ottenere ciò che vogliono e altre si struggano tutta la vita senza riuscire mai ad arrivare dove si erano prefissati di arrivare? In questo articolo ti spiego come, secondo Gregg Braden, si possa imparare un nuovo modo di pregare capace di trasformarci e di connetterci con ciò per cui stiamo pregando.
Se sei arrivata qui è perché l’articolo precedente ti ha incuriosita e hai deciso di uscire dalla tua zona di comfort per provare un approccio nuovo. O forse non hai letto l’articolo precedente e semplicemente fai parte anche tu della tribù dei buoni propositi che con grande frustrazione se ne vanno al macero entro la terza settimana di gennaio, lasciandosi dietro il vuoto più assoluto…
Se anche tu fai parte della tribù di quelli dei buoni propositi per il nuovo anno che passate tre settimane si dimenticano pure di averli formulati, forse questo articolo potrebbe esserti d’aiuto.
Che tu sia uno di quelli che non vede l’ora di cambiare qualcosa nella propria vita (anche solo il taglio di capelli), o uno di quelli che solo all’idea di spostare le tazzine della prozia in un’altra credenza si fa venire l’herpes, se stai attraversando un cambiamento, questa brevissima lista fa per te.